Archeologia e letteratura. Senso dell’antico nella narrazione italiana contemporanea
Partendo dal romanzo di Matilde Serao, "La conquista di Roma", pubblicato nel 1885, il saggio ricostruisce le modalità con cui la narrativa italiana prodotta in età contemporanea coniuga la memoria del passato con la sopravvivenza archeologica dell’antico, interrogandosi sul valore che la menzione delle vestigia storiche riveste agli occhi del narratore e, presumibilmente, del pubblico al quale si rivolge. Si susseguono così un’analisi del "Piacere" di D’Annunzio, del "Fu Mattia Pascal" di Pirandello, non senza ricordare la posizione espressa da un poeta come Ungaretti in "Interpretazione di Roma", del 1954, per chiudere con il più recente romanzo noir, "Un giorno perfetto" (2005) di Melania Mazzucco. Utilizzando le categorie critiche dell’antropologo della surmodernità Marc Augé, l’analisi finisce così con il dar conto delle forme con cui la rappresentazione della città storica si trasforma nell’immagine di un moderno non luogo, spazio abitato da identità sospese, in cui il nuovo minaccia e sommerge l’antico.