Tòpos, esilio, smascheramento. La geografia fantastica di Tommaso Landolfi

04 Pubblicazione in atti di convegno
Rubini Francesca

La scrittura narrativa di Tommaso Landolfi frequenta con insistita e irrisolta continuità i modi
narrativi del fantastico ottocentesco, mutuando le principali disposizioni spaziali del romanticismo
europeo. Antichi e disabitati manieri, foreste stregate, cimiteri, impervie montagne costituiscono, a
dispetto dell'ambientazione contemporanea, lo sfondo privilegiato di molti suoi racconti. Ne risulta
una cartografia topograficamente aggiornata e simbolicamente problematica del fantastico,
organizzata come rassegna di citazioni consapevolmente esposte e contraddette dai dispositivi
stilistici dell'autore. Landolfi impone coordinate spazio-temporali dalla natura claustrale e
labirintica che risultano prive di qualsiasi credibilità extratestuale: cronotopi di secondo grado che
non rimandano a possibili condizioni della realtà, ma trovano i loro referenti solo in alcuni
momenti, storicamente riconoscibili, della finzione letteraria. L'ossessione per i tòpoi spaziali
fantastici tematizza l'esilio volontario della parola poetica, capace di abitare solo luoghi meta-
identitari, meta-relazionali e meta-storici. Denuncia l'insufficienza di una letteratura ridotta a
sostituire la geografia del mondo, ormai illeggibile, con il proprio repertorio di invenzioni già lette e
già smascherate.

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