Da Ostia a Centumcellae. Reimpieghi tardoantichi
Nel 1750 o 1751, gettandosi le fondamenta di un palazzo nel centro di Civitavecchia, furono rinvenuti alcuni frammenti epigrafici che prima Gaetano Marini, poi gli editori del C.I.L. ritennero di poter attribuire a Ostia (CIL XIV, 258 = XI, 3543a; CIL XIV, 101 = XI, 3517a). Scavi effettuati nel 1953 in un'area adiacente hanno riportato alla luce ambienti termali pertinenti a un grande edificio nel corredo marmoreo del quale erano reimpiegati alcuni frammenti epigrafici, a tutt'oggi inediti; tra questi, anche un nuovo frammento di una delle iscrizioni scoperte nel Settecento (CIL XIV, 258 = XI, 3543a). L'impasto dei materiali reimpiegati – una caratteristica miscela di iscrizioni collegiali e sepolcrali – è lo stesso che troviamo utilizzato un po' ovunque a Ostia nell'edilizia pubblica e privata del IV-V sec. d.C. tanto da far supporre che nel porto di Roma operasse una figura sovraordinata alle istituzioni municipali preposta a rispondere alle esigenze dei centri vicini in rapida ascesa.