Applicazione del saggio del DPPH per la valutazione delle proprietà riducenti del particolato atmosferico
Diversi saggi acellulari sono stati sviluppati al fine di misurare il potenziale ossidativo (OP) del particolato atmosferico (PM) per predire l’abilità del PM di generare stress ossidativo in organismi viventi. Tuttavia, ci sono questioni ancora dibattute riguardo i complessi equilibri redox che si instaurano tra le specie native del PM, tra le quali è presumibile ci siano anche specie antiossidanti, con caratteristiche riducenti.
Lo studio riguarda l’applicazione del saggio dell’1,1-difenil-2-picrilidrazile (DPPH) al PM, con lo scopo di valutarne il potenziale riducente (RP), dovuto alla presenza di specie antiossidanti. Il saggio, comunemente applicato a matrici biologiche, è stato adattato al PM confrontando diverse procedure sperimentali di applicazione del dosaggio, in termini di ripetibilità ed efficienza. Parallelamente alla misura del potenziale ossidativo (OPDTT, OPAA, OPDCFH), il saggio del DPPH è stato applicato a sette campioni di polveri non supportate, rappresentative di possibili contributi al PM, e a campioni di PM10 e PM2.5 provenienti da diverse campagne di monitoraggio. I risultati rivelano la presenza di specie riducenti nel PM e il saggio mostra buone prestazioni analitiche, permettendo l’analisi dei convenzionali campioni di PM con una buona ripetibilità delle misure.
L’applicazione del saggio del DPPH e delle misure di potenziale ossidativo a campioni di PM, sottoposti a diversi sistemi estrattivi e di conservazione del campione, ha permesso di individuare la presenza di equilibri competitivi durante la fase estrattiva e di conservazione del campione, la cui conoscenza più dettagliata potrà fornire utili informazioni sulla rappresentatività delle misure di potenziale ossidativo. Nei medesimi campioni di PM sono state effettuate anche analisi elementari, con lo scopo di tentare l’individuazione delle sorgenti maggiormente responsabili delle proprietà redox osservate.