Divieto di patti successori e contratto post mortem

02 Pubblicazione su volume
Barba Vincenzo

L’analisi svolta consente di affermare che nella giurisprudenza e nella dottrina italiana il divieto di patti successori è tendenzialmente spiegato avendo riguardo alle sue rationes e il confine tra contratti post mortem validi e nulli si muove in una valutazione che ha, ten- denzialmente, riguardo alla struttura o agli effetti del negozio.
Il criterio distintivo tra patto successorio vietato e contratto post mortem valido poggia, tendenzialmente, su dati di struttura che, in parte, hanno riguardo all’oggetto stesso dell’atto dispositivo, propo- nendosi di verificare se esso costituisca, modifichi o estingua diritti relativi a una successione non ancóra aperta e, in parte, all’effetto re- alizzato, valutando se l’atto produca un effetto immediato, tale che il diritto fuoriesca dalla sfera di disponibilità del suo autore, impegnan- dolo irrevocabilmente sin da subito, ove pure la titolarità sia destina- ta a trasferirsi al tempo della morte dello stesso disponente, ovvero nessun effetto immediato, essendo tutti rinviati al tempo della morte del disponente, senza che l’ultimo abbia a perdere il controllo, la di- sponibilità e il potere dispositivo sul diritto.
Tale criterio, certamente utile ai fini di sciogliere il dubbio rispet- to alle ipotesi piú semplici e tradizionali, non riesce, dal mio punto di vista, a offrire una risposta univoca nei casi piú complessi che, a mano a mano, sono stati suggeriti dalla dottrina come valida alterna- tiva testamentaria.

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