Profili costituzionali della procreazione medicalmente assistita e della surrogazione di maternità. La legge n. 40 del 2004 e la sua applicazione fra volontà ed esigenze di giustizia
I due temi dai quali muove il volume sono il rapporto fra diritto e scienza e la regolamentazione sul corpo, in questo caso con riferimento alla procreazione assistita e alla surrogazione di maternità.
Il primo tema affrontato è quello relativo al rapporto fra legge e scienza; la tesi proposta mira ad individuare e a declinare il tema dell’“errore legislativo” come particolare fattispecie dell’eccesso di potere del legislatore proprio in riferimento all’esperienza della legge n. 40 del 2004 sulla Procreazione medicalmente assistita . L’“errore legislativo” viene rintracciato in quelle situazioni nelle quali il legislatore deve disciplinare ambiti riconducibili alla scienza medica e nei quali sono disponibili pratiche terapeutiche e risultanze cliniche condivise dalla comunità scientifica, ma adotta disposizioni che contrastano con tali pratiche o le ignorano (consapevolmente). In tali casi, dunque, il legislatore, pone in essere norme che, nell’allontanarsi dalla realtà scientifica – e nel caso della legge sulla P.m.a. anche dalla realtà biologica del corpo della donna – danno luogo a disposizioni errate.
Il volume si compone di tre Parti; la prima offre un’ampia cornice introduttiva il cui fine è di proporre la base di impostazione teorica e interpretativa dei temi trattati. La Parte II è dedicata alla disciplina della procreazione medicalmente assistita e alla particolare storia di contestazione che la legge n. 40 del 2004 ha avuto nel nostro Paese, sfociata in una lunga e articolata giurisprudenza, per lo più costituzionale, che ha riscritto parti importanti della legge e che ha fatto certa-mente assumere, alla storia di quella disciplina, i tratti tipici del “caso di studio” per il diritto costituzionale italiano. Infine, la Parte III è rivolta al tema della surroga-zione di maternità. Anche in questo caso si ripercorreranno le vicende giudiziarie che hanno riguardato le richieste di trascrizione in Italia degli atti di nascita stranieri di bambini nati sulla base di accordi di surrogazione di maternità e che incontrano il limite dell’ordine pubblico internazionale.
Quelle della P.m.a. e della surrogazione di maternità sono pratiche sostanzial-mente molto diverse, ma la chiave di lettura che si darà ha l’obiettivo di mostrare che le questioni che le hanno riguardate si sono intrecciate nella particolare storia di contestazione della legge n. 40 del 2004. Si tenterà, inoltre, di mettere in evidenza come le due vicende giurisprudenziali siano interpretabili all’interno di uno schema rappresentativo dei rapporti fra legislatore e giudice, che le vede oscillare in maniera inversa fra due poli, coincidenti con i due elementi di scaturigine del diritto la “volontà” e l’“esigenza di giustizia”. Nel primo caso, infatti, il legislatore, nella discipli-na della P.m.a., ha posto una regolamentazione eccedente di volontà, risultata rigida nella salvaguardia di un primario obiettivo e sorda verso altri interessi coinvolti e anche alle indicazioni terapeutiche, provenienti dalla scienza medica. L’intervento dei giudici ha mirato a riequilibrare la disciplina in modo da renderla maggiormente aperta ad accogliere superiori esigenze di giustizia.
Nel secondo caso, invece, il legislatore si è limitato alla scelta di non ammettere nel nostro ordinamento la surrogazione di maternità con un divieto che mira a colpire l’intermediazione e la commercializzazione di tale pratica. In questo caso sono stati spesso i giudici (di legittimità e di merito) a far prevalere nelle loro decisioni l’elemento della volontà, aggirando con una giurisprudenza spesso creativa il chiaro divieto posto dalla legge a tutela di principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale. La giurisprudenza in questione, che si è misurata con il limite dell’ordine pubblico internazionale, ha finito per avere implicazioni anche sistemiche. Queste implicazioni si sono mani