Intelligenza artificiale ed etica dell'algoritmo

01 Pubblicazione su rivista
Crisci Stefano
ISSN: 2284-2799

1. La nuova frontiera delle società «intelligenti» - Premesse Delineare il perimetro effettivo del fenomeno dell’Intelligenza Artificiale (d’ora in avanti indifferentemente IA — Intelligenza Artificiale o AI — Artificial Intelligence), per quanto ad oggi possibile, ed apprezzarne i vantaggi e le potenzialità, così come individuarne le criticità, non è impresa facile. Tenterò in questo breve scritto, di fornire un contributo interpretativo dello stato attuale del fenomeno e, se possibile, di tracciare le linee di una sua regolazione eterointrodotta o, addirittura, endoprocedimentalizzata, all’interno della produzione algoritmica che governerà l’agere di questa nuova, affascinante scommessa. L’intelligenza è sì anche, la capacità di integrare le informazioni del mondo mutevole che ci circonda, elaborarle e concretizzarle in azioni e movimenti, grazie alla comunicazione degli stimoli e delle informazioni; se ciò è vero, la capacità di una macchina di mettere in correlazione fra loro grandi quantità di informazioni e dati, elaborarli secondo una determinata formula preconfezionata (l’algoritmo) e dare il risultato previsto e richiesto, può dirsi essere simile all’intelligenza umana. Tuttavia, nonostante la capacità delle macchine di imparare da se stesse, attraverso il c.d. machine learning, o addirittura di elaborare nuovi percorsi di apprendimento con il c.d. « deep learning », alle stesse manca la capacità, tutta umana, di valutazione delle molteplici variabili impreviste o imprevedibili: il cosiddetto discernimento. Ciò che occorre fare, medio tempore, è conoscere e regolare i vari fenomeni; a fortiori e principaliter quello dell’algoritmo, al fine di tutelare il consumatore ed evitare, per quanto possibile, ogni deriva commerciale che usi il flusso dei dati in corso, a fini eminentemente speculativi e, nel contempo, consenta una competitività responsabile. Torna qui il tema eterno della libertà di iniziativa economica privata di cui all’art. 41 della nostra Costituzione, vis à vis, la necessità di individuare la giusta regolazione per la salvaguardia dei diritti inviolabili dell’uomo. L’Agenda digitale europea ha imposto delle scadenze ben precise; il GDPR ha imposto date stringenti; è già oggi necessario incasellare una serie di responsabilità potenziali e numerosi alert, per far sì che la difesa della privacy sia, anche, difesa della dignità umana, tutela del consumatore e rispetto dei diritti fondamentali. Tuttavia, forse, occorre osservare che nel mondo 4.0 e 5.0, la disponibilità dei dati come contributo al bene comune è universalmente inteso quale bene della vita. È infatti, fondamentale, tenere presente che i dati, se utilizzati in maniera idonea possono rappresentare un fattore di riferimento esponenziale per la ricerca in tutti i campi. Ciò posto, ritengo che, lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale sia un bene per la società e che porterà ad uno stravolgimento del sistema facendo saltare tutti i paradigmi cui eravamo abituati, ma se noi saremo ancora dotati di intelligenza e me lo auguro, sapremo sfruttare al meglio questa nuova opportunità. 2. Intelligenza Artificiale e sistemi neurali complessi Negli ultimi anni, il mondo sta investendo nello studio e nell’applicazione dell’AI, tuttavia, ad oggi, non esiste una disciplina normativa che dia dei parametri certi di riferimento in merito a tutte le implicazioni che tale attività può produrre. Come detto, i sistemi neurali complessi e gli algoritmi sono in grado di far « imparare » le macchine, nel senso di affinare le tecniche di ricerca e di risoluzione di problemi rispetto agli obiettivi dati, attraverso un sofisticato sistema di correlazione dei famosi big data, che sono una fonte quasi inesauribile di informazioni sulle persone di ogni età, sesso e nazionalità. È quindi fondamentale che l’algoritmo sia progettato correttamente, o che vi sia un controllo su di esso

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