Corte costituzionale e armonizzazione dei bilanci pubblici. Il difficile bilanciamento dei principi di autonomia e delle esigenze di unitarietà della finanza pubblica
Il lavoro, prendendo spunto da alcune sentenze della Corte costituzionale, evidenzia criticamente la tendenza invasiva dello Stato rispetto agli spazi di autonomia degli enti territoriali (e, segnatamente, delle regioni) e rileva come il neocentralismo che (più intensamente) da circa dieci anni sta caratterizzando l’azione del legislatore statale trovi manifestazione pervasiva anche in relazione ai profili istituzionali riguardanti il sistema finanziario nei suoi aspetti strutturali, e come ciò avvenga, in relazione al punto specifico, mediante una interpretazione (eccessivamente) estensiva della materia «armonizzazione dei bilanci pubblici»: una tendenza che trova riscontri (o vero e proprio “assecondamento”) nella elaborazione della giurisprudenza costituzionale, non sempre convincente e non esente da contraddizioni. Nel lavoro si evidenzia la necessità di definire lo spazio di operatività del valore costituzionale della armonizzazione dei bilanci (ed in tal senso si offrono indicazioni): la qual cosa, peraltro, deve avvenire nel rispetto dei principi costituzionali delle autonomie. Nel lavoro di ricerca rimane evidenziata la centralità della programmazione finanziaria e degli strumenti di bilancio in relazione all’effettivo funzionamento del modello di pubblica amministrazione orientato ai risultati; e, tuttavia, tali aspetti costituiscono lo spunto per dimostrare come la tendenza “espansiva” dello Stato rischi non solo di risultare vulnerativa del sistema costituzionale delle autonomie (che pure aveva – ha - trovato rinforzo in esito alla riforma costituzionale del 2001), ma, più in generale, rischi di ostacolare la piena osservanza del principio di buon andamento di cui all’art. 97 Cost. e la piena affermazione del “nuovo” modello di pubblica amministrazione.