Gli effetti diretti e il primato del diritto dell’Unione. Una correlazione a geometria variabile

01 Pubblicazione su rivista
Rasi Aurora
ISSN: 1125-8551

Nella giurisprudenza classica della Corte di giustizia dell’Unione europea, la dottrina degli effetti diretti sembra limitare per taluni aspetti quella del primato: solo le norme europee direttamente efficaci potrebbero invero comportare il più radicale degli effetti del primato del diritto dell’Unione, vale a dire l’inapplicabilità delle norme nazionali confliggenti. Emerge peraltro dalla giurisprudenza della Corte come tale effetto sia prodotto non soltanto da singole disposizioni europee chiare, precise ed incondizionate, ma anche da sistemi normativi che, osservati alla stregua di un unicum, presentino i medesimi caratteri. Nelle sentenze Taricco (8 settembre 2015, C-105/14), M.A.S. e M.B. (5 dicembre 2017, C-42/17) e Kolev (5 giugno 2018, C-612/15) la Corte di giustizia sembra avere sviluppato ulteriormente la dottrina degli effetti diretti e, conseguentemente, i suoi riflessi sulla dottrina del primato. In tali pronunce la Corte sembra infatti avere riconosciuto la diretta efficacia, e dunque la capacità d’imporre la disapplicazione delle norme nazionali confliggenti, di sistemi composti da una norma europea e da una norma nazionale. Proprio i contenuti e le conseguenze teoriche e pratiche degli sviluppi recenti della dottrina degli effetti diretti sono oggetto di discussione nel presente scritto.

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