Centri di integrazione nelle scuole della periferia romana

04 Pubblicazione in atti di convegno
Ghezzi Carla, Labalestra Rosanna, Marani Enrico, Quintiliani Giorgio

Introduzione La condizione di espansione incontrollata di numerose aree urbane nel nostro Paese ha prodotto una quantità di trasformazioni incapaci di garantire lo sviluppo virtuoso della città. Soprattutto l’assenza di progettualità legata ai luoghi e l’incapacità di gestire la crescita dei sistemi urbani determina una conseguente marginalità relativa di queste aree ed è alla base di condizioni sempre più critiche dell’abitare (Ronzoni, 2001). È proprio il benessere degli individui che le abitano ciò che appare maggiormente negato. Lo studio che il gruppo di lavoro sta sviluppando nell’ambito del dottorato di ricerca, intende affrontare la questione complessa delle aree marginali, a partire dall’individuazione delle particolari opportunità che possono offrire le istituzioni collettive, nello specifico si intende analizzare il rapporto circolare tra scuola e città (Leschiutta, 1989). Il motto potrebbe essere: dalla scuola alla città e dalla città alla scuola. La Scuola è l’istituzione collettiva fondativa di una società e assume un particolare significato in questo studio multidisciplinare, nel quale si esplorano le possibilità di rendere le strutture scolastiche periferiche come altrettanti “irradiatori urbani” per i quartieri. Come poli generatori e catalizzatori insieme della vitalità di un ambiente urbano, le scuole possono rappresentare consolidati e rinnovati luoghi d’incontro sociale “offrendosi alla comunità locale e al territorio: la scuola si configura come civic center in grado di fungere da motore del territorio in grado di valorizzare istanze sociali, formative e culturali” (MIUR, 2013, p. 2). La ricerca si attesta su alcuni concetti chiave: - inclusività come assunto costitutivo dell’istituto scolastico; - inter-generazionalità che configura la scuola come micro-comunità nella quale dialogano differenti generazioni; - crescita della comunità e delle persone in un ambiente in cui la narrazione collettiva che identifica i luoghi, possa manifestarsi nella maniera più aperta, equa e dialogica; - spazio come scena attiva delle relazioni collettive in cui lacomunità può identificarsi e riconoscersi. Nello spazio si possono realizzare sia il benessere fisico, legato alla salubrità degli ambienti e al loro corretto funzionamento, sia il benessere che deriva dalla percezione dello spazio a un livello più complesso (Weyland & Attia, 2015). Il caso studio oggetto della ricerca è definito all’interno del territorio romano, poiché la città di Roma risulta particolarmente significativa per il tema di ricerca. Infatti, all’interno del confine fisico rappresentato dal suo raccordo anulare, la connotazione della periferia romana non è solo determinata dalla condizione di distanza dal centro storico, quanto dall’incapacità di assimilazione di intere porzioni urbane in un’ipotetica unitarietà della città. Questo stato di cose determina sacche di degrado sociale in quartieri che, seppure densamente popolati, sono carenti o addirittura privi di servizi e spazi per la comunità e trovano raramente la possibilità di riconoscersi nel proprio contesto e esprimersi in un’identità collettiva. L’obbiettivo principale è dunque, a partire dal caso studio, di identificare azioni efficaci e plurali, finalizzate alla realizzazione degli assunti di ricerca che possano coinvolgere le strutture scolastiche esistenti con un grado elevato di complessità. L’azione è indubbiamente interdisciplinare sia nel procedimento di osservazione della realtà esistente, sia in quello di elaborazione di soluzioni specifiche rispetto alle problematiche. Nella riflessione che intendiamo proporre confluiscono la ricerca socio-pedagogica che ormai da qualche anno si concentra sul tema dell’integrazione, della complementarità, della flessibilità e della polivalenza degli ambienti di apprendimento, e la ricerca architettonica come collaborante alla definizione di nuovi

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