Le indagini isotopiche in archeologia. Mobilità e pratiche alimentari

04 Pubblicazione in atti di convegno
Tafuri MARY ANNE
ISSN: 2532-3202

Le problematiche che gli archeologi affrontano nello studio della produzione e del consumo di cibo nelle società del passato sono normalmente focalizzate sulla tempistica, la dispersione di colture e/o animali e l’adozione o l’abbandono di specifiche pratiche alimentari. Tuttavia, la documentazione archeobotanica e archeozoologica è spesso frammentaria e fortemente influenzata da aspetti tafonomici e, più in generale, dallo stato di conservazione. L’utilizzo delle indagini chimiche di campioni umani, animali e vegetali offre una strategia efficace nella ricostruzione della dieta nelle società del passato, fornendo informazioni sia sulla determinazione dei cambiamenti cronologici nelle pratiche alimentari a livello di popolazione (corrispondenti a grandi transizioni), sia sull’esame della variabilità della dieta intra-popolazione.
In particolare, gli isotopi stabili di carbonio (?13C) e azoto (?15N) misurati nei tessuti scheletrici variano secondo l’ecosistema in cui il cibo è stato acquisito e possono aiutare a distinguere tra gruppi di piante e animali consumati, a identificare la loro origine marina o terrestre e la loro posizione lungo la catena trofica, fornendo un’evidenza diretta delle pratiche alimentari. Allo stesso modo, il rapporto isotopico dello stronzio (87Sr/86Sr) nei tessuti umani e animali riflette quello dell’ambiente locale. Poiché lo stronzio passa inalterato attraverso la catena alimentare, la misurazione della sua composizione isotopica nei resti umani consente di determinare se gli individui hanno vissuto (e ottenuto cibo) in un luogo specifico. Le firme isotopiche dello stronzio sono quindi in grado di definire il luogo di origine e tracciare possibili movimenti a livello individuale e di popolazione. In un quadro relativamente limitato di indagini isotopiche su popolazioni medievali in Europa una loro applicazione sistematica finalizzata alla ricostruzione delle dinamiche alimentari e di mobilità fornisce una prospettiva particolarmente promettente.

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