La riforma del patto fiscale nel Welfare State
La riforma del Welfare state si combina ad un ripensamento generale dei ruoli e delle funzioni degli enti territoriali e delle istituzioni rappresentative all'interno della comunità democratica, con l'obiettivo di riprendere le ragioni del "patto sociale" ed adeguarle al nuovo contesto secondo la logica di una effettiva "liberazione dai bisogni".
Ed invero, pur rispettando il centralismo decisionale dello Stato nella definizione del piano di trasformazione del Welfare state, emerge chiaramente l'esigenza di promuovere l'assegnazione di funzioni sociali agli enti territoriali minori con l'obiettivo di ampliare la sfera di protezione dei cittadini anche in relazione al principio di sussidiarietà.
Naturalmente, il riconoscimento della competenza degli enti territoriali minori a erogare servizi di prossimità ai propri cittadini impone la contestuale assegnazione di risorse finanziarie adeguate a garantire l'efficace svolgimento di tali funzioni sociali.
Ne consegue che lo Stato sociale viene costruito secondo una logica gradualistica, attraverso la distribuzione delle funzioni sociali nei vari centri di governo previsti dalle istituzioni democratiche.
Il welfare state viene così prefigurato come un sistema unitario di prestazioni sociali erogate dalla comunità organizzata in forma democratica, il quale però è ripartito in una serie di sotto-insiemi di funzioni pubbliche distribuite nei vari livelli di governo.