Editoriale. Vivere, abitare, condividere
Il numero affronta il tema della risposta architettonica alla domanda crescente di nuovi modi di abitare, che ricominciano laddove la forza propulsiva del Movimento Moderno si era fermata, di fronte al muro della tendenza individualista e atomizzante del nostro tempo. Riconosciute la distanza e le contraddizioni delle esperienze storiche, è possibile oggi chiedersi quali siano i nuovi modi in cui può esprimersi la funzione comunque pubblica dell’architettura. Le condizioni e le domande attuali chiedono nuove risposte, pongono nuove contraddizioni. Nelle ultime decadi, l’enfasi nella vita quotidiana, nelle differenze, nella diversità irrinunciabile dell’esperienza soggettiva, è servita a erodere la coscienza politica collettiva connessa a luoghi e spazi dell'abitare insieme. Diversità e libertà individuale hanno finito con il sovrapporsi e il confondersi con la normalizzazione della disuguaglianza, mentre lo smantellamento delle politiche pubbliche, compresa in molti Paesi quella relativa all'abitazione, ha aggravato il cronicizzarsi dell’emergenza abitativa. È in risposta critica a questo contesto che sono apparse, negli ultimi anni, nuove forme del condividere e abitare insieme, esperienze che cercano di superare le atomizzazioni (in famiglie, in individui isolati e sempre diversi) e la continuità tra i cicli di lavoro e consumo, ma anche le comunità omogenee, isolate, fondate sull’esclusione delle differenze. L'idea di vita collettiva, e le forme e spazi collegati al suo futuro, si presentano in questo quadro come un interessante oggetto di ricerche architettoniche e urbane innovative.