Rock around… the lockdown. La resilienza creativa nel corso della pandemia
L’espressione “rock around the clock”, a prescindere dai tanti significati che nel corso del tempo le sono stati
attribuiti, indica anzitutto l’atto del ballare senza sosta, ininterrottamente, tutto il giorno. La voglia di non fermarsi “til broad daylight”, come
del resto canta Bill Haley. Una volontà di divertimento senza tregua, come recita anche la traduzione italiana del titolo del film del 1955.
È esattamente questo l’aspetto su cui è incentrato il nostro contributo. Quel sentimento di perduranza che, attraverso una ostinata e tenace
aspirazione alla conservazione di spazi di socializzazione, intrattenimento e divertimento, si è manifestato anche in una fase di emergenza
straordinaria come quella vissuta a partire dal marzo del 2020. Uno spunto per approfondire un fenomeno comunicativo che, tra l’ampio
novero di quelli legati alla pandemia di Covid–19, a nostro avviso è ugualmente degno di nota: l’affermazione e la diffusione, durante il
lockdown, di esperienze, a diversi livelli, di creazione e condivisione (dalla musica al ballo, dalla recitazione fino alla preparazione di ricette
e così via). Esperienze che, come vedremo, non si sono solo configurate come un modo di passare il tempo o di rimanere in contatto con gli altri,
ma verosimilmente come un’esigenza per aiutare (e aiutarsi) a superare le difficoltà del periodo.