Trasporto tattico ai tempi del coronavirus: il C-27 J tra flessibilità operativa e proactive management
La pandemia ha minato fortemente il comparto del traporto aereo.
Con un prevedibile effetto domino il tracollo dei trasporti ha trascinato a cascata quello
della produzione di aeromobili e neppure il settore della difesa, relativamente stabile, in
virtù del legame forte con i clienti istituzionali - gli Stati - pare sufficiente per frenare una
regressione che accomuna l’intero comparto aeronautico.
In questo quadro di stasi generale, che i media hanno esaltato per mesi con le immagini
di aerei a terra, aeroporti chiusi e produzione manifatturiera ferma, si stagliano le
operazioni aeree umanitarie e di soccorso, che la comunità internazionale ha posto in
essere per fronteggiare la minaccia del Coronavirus.
L’Italia ha offerto, mediante l’azienda a partecipazione statale Leonardo S.p.A., i propri
velivoli da trasporto tattico (C-27 J) per la gestione dell’emergenza sanitaria in un
pervasivo slancio di solidarietà civile.
Ciò è stato possibile grazie alle peculiarità di questi airlifter, in particolare la flessibilità
d’impiego, ma anche grazie ad un management attento e proattivo, che ha saputo
mostrare doti di change management, resilienza organizzativa e, soprattutto, valori etici.