Corpi, Design, postumano. Modernità, ancora? Bodies, Design, Posthuman. Modernity, again?
Il contributo si interroga sulle ragioni e sulla necessità di un
ripensamento e di una rivalutazione delle idee programmatiche
della modernità che il postmoderno ha ricusato in toto senza
distinguere la radice sana dalle distorsioni e dalle mistificazioni,
decretando la fine della storia, del progresso lineare e dei
principi di veridicità. Recentemente, in particolare nell’ambito
delle discipline storiche e filosofiche, è stata ravvisata
l’insufficienza teoretica della postmodernità, la cui crisi
definitiva è ascrivibile all’11 settembre 2001. Il postmoderno
ha abbandonato il sentiero del razionalismo e dell’illuminismo
proponendo nella cultura del progetto, nelle arti e nella
letteratura percorsi frammentati, disorganici, re-invenzioni,
spaesamenti, contaminazioni che vanno nel senso opposto
all’idea del nuovo, associata nella modernità a quella di
miglioramento. L’instabilità attuale, che si staglia sullo scenario
della globalizzazione e di un’accelerazione sempre più convulsa
verso il postumano, induce a interrogarsi nuovamente sulla
realtà dei bisogni dell’uomo, la cui percezione è sempre
più intercettata dalla mediazione tecnologica. Il contributo
analizza, attraverso la lettura critica di due testi scritti a distanza
di trent’anni (Maldonado, 1987; Mordacci, 2017), i principi del
moderno e l’antitesi del postmoderno, fino alla crisi attuale
dove una condizione neomoderna sembrerebbe rispondere
ai quesiti della contemporaneità. In questo quadro, il design,
le arti e l’architettura hanno un compito precipuo: mettere
al centro del progetto il rispetto del pianeta, l’esperienza
corporea e le qualità sensibili dell’uomo, punto di partenza
per restituire alle tecnologie il loro ruolo strumentale nel segno
dell’interdisciplinarietà, della condivisione e della coesistenza di
reale e virtuale. Il nuovo continente è digitale, ma l’umanità è
sempre più fragile e sempre più necessita di ritrovare il senso
delle stratificazioni materiali e immateriali che costituiscono il
fondamento della sua storia.
The contribution questions the reasons and the need for
a rethinking and revaluation of the programmatic ideas of
modernity that the postmodernism has rejected, without
distinguishing the reasonable principles from distortions and
mystifications, decreeing the end of history, progress and values
of truthfulness. Recently, by several observers, in particular in the
field of historical and philosophical disciplines, the theoretical
insufficiency of postmodernism has been identified, whose
definitive crisis is ascribable to the 11 September 2001 massacre.
Postmodernism has abandoned the path of rationalism and
enlightenment by proposing fragmented, disorganic, reinventions,
quotations, displacements, contaminations that go
in the opposite sense to the idea of the new, to the concept of
new, associated in the arts, architecture, design and literature
with the concept of progress.
The current instability, which stands out against the backdrop
of globalization and an increasingly convulsive acceleration
towards the post-human, leads one to question the reality of
human needs, whose perception is increasingly intercepted by
technological mediation. Starting from these reflections, the
paper analyses, through the critical reading of two texts written
after thirty years (Maldonado, 1987; Mordacci, 2017), the
principles of the modern and the antithesis of the postmodern,
up to the current crisis where a neomodern condition would
seem to answer the questions of contemporaneity. In this
context, design, arts and architecture have a primary task:
to put at the centre of the project the body experience and
the sensible qualities of human, the starting point for giving
back to the technologies their instrumental role in the sign of
interdisciplinarity, sharing and coexistence of real and virtual.
The new continent is digital, but humanity