Potenzialità dei diagrammi pollinici marini nello studio di eventi climatici
L’applicazione delle tecniche palinologiche a contesti sedimentari marini rappresenta un valore aggiunto
in molte indagini stratigrafiche e paleoclimatiche Quaternarie. Per l’Olocene sono stati finora pubblicati solo
pochi record pollinici dai mari italiani, nonostante le notevoli potenzialità che essi dimostrano da un punto di
vista biostratigrafico e paleoclimatico. Lo studio del polline fossile è infatti in grado di fornire informazioni
complementari a quelle di foraminiferi, nannoplancton, alchenoni e isotopi, estendendo l’interpretazione
dei record marini all’ambiente continentale, con i suoi processi legati alle variazioni climatiche, all’impatto
antropico e all’usodel territorio. L’analisi integrata del polline fossile e degli indicatori climatici marini, che
può essere condotta con una risoluzione temporale subdecennale, offre la possibilità di studiare sulle stesse
carote di sedimentogli ecosistemi marini e continentali, e di valutare le differenze nei tempi e nelle modalità di
risposta ai cambiamenti climatici.
I diagrammi pollinici marini presentano potenzialità peculiari rispetto a molti record continentali perché
rappresentano variazioni vegetazionali su scala regionale, non influenzate da processi geomorfologici,
sedimentari, edafici e tafonomici locali edagli effetti dell’attività umana in prossimità dei depositi sedimentari. Il
confronto tra diagrammi pollinici marini e continentali può quindi costituire un metodo efficace per distinguere
gli effetti sulla vegetazione di cambiamenti climatici a scala regionale o continentale da quelli locali prodotti
dall’uomo.
Nonostante queste prerogative, i record marini olocenici sono in numero esiguo se confrontati ai record
continentali. La collaborazione tra geologi marini e palinologi nel Bacino Mediterraneo costituisce quindi un
campo ricco di opportunità e di prospettive di ricerca all’avanguardia nello studio dei cambiamenti climatici.