La migrazione italiana nell’Africa settentrionale 1876-1914
La migrazione in generale comporta lo spostamento di un notevole numero di persone e non riguarda solo i Paesi di origine e di destinazione, ma anche i Paesi di transito. Per spiegare e comprendere il fenomeno migratorio contemporaneo ci sono diverse ragioni da affrontare che si intrecciano: i disastri naturali, le politiche culturali, i conflitti armati, le nuove esigenze consumistiche e le aspirazioni dei migranti, la situazione del mercato del lavoro e le condizioni di accoglienza. In questa sede sarà approfondito un aspetto particolare, quello verso l’Africa del Nord e delle regioni dell’ex impero Ottomano, relativo al periodo della grande migrazione italiana. Sulla base anche della recente storiografia e letteratura e dei risultati empirici relativi al rapporto migrazione e mercato del lavoro, come sottolinea Caruana Galizia, tale migrazione si allinea, anche se più ridotta e relativa ad un’area particolare, quella del mediterraneo, a quanto verificatosi per quella più imponente verso il mondo latino americano. Nell’area del Mediterraneo, con abbondante forza lavoro, l'emigrazione ha agito per ridurre le diseguaglianze grazie a politiche favorevoli tranne i casi in cui prevaleva l’interesse a mantenere bassi i salari: il primo caso riguarda per esempio ciò che è avvenuto a Malta per il XIX secolo mentre il secondo riguarda soprattutto il caso italiano. O'Rourke e Williamson hanno evidenziato che la riduzione dei costi di trasporto transatlantici, mediante gli effetti verificatisi sulla convergenza dei prezzi delle materie prime, ha guidato la convergenza dei salari reali dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti. Per l’area del mediterraneo abbondante di manodopera e scarsa in termini di terra ciò ha comportato un aumento dei salari reali (prezzo del lavoro) e una caduta dei prezzi degli affitti dei terreni. Caruana Galizia nell’elaborare queste principali teorie e verificandole empiricamente sottolinea che i paesi con meno protezione del commercio internazionale convergono più rapidamente verso il Nuovo Mondo rispetto a quelli con maggiore protezione. A questo riguardo la teoria del commercio di Heckscher e Ohlin prevede che una intensa integrazione dei mercati delle materie prime conduce ad una globale convergenza dei prezzi. Caruana Galizia dimostra che i paesi che hanno esportato il maggior numero di lavoratori registravano livelli di disuguaglianza più bassi dei salari reali di campagna. La migrazione ha, quindi, effetti inversi sui paesi di partenza e di arrivo. L'immigrazione verso il nuovo mondo determina una implicita crescente disuguaglianza salariale. Al contrario nell’area del Mediterraneo l'emigrazione determina un implicito calo della disuguaglianza salariale, poiché avendo diversi lavori non qualificati lasciato il Mediterraneo, quelli rimasti sono diventati una risorsa scarsa, comportando un aumento del loro salario rispetto anche ai lavori più qualificati