Vestigia antiche e progetto urbano: il restauro e la sistemazione della Porta Maggiore al tempo di Gregorio XVI
Il doppio fornice dell’antica mostra dell’Acqua Claudia, soluzione architettonica maestosa dovuta alla biforcazione delle vie Prenestina e Labicana, fu 'liberato' per ordine del pontefice Gregorio XVI (1830-1846), cultore di archeologia, dalle sovrapposizioni edilizie "di epoca barbarica". Attraverso l’intervento, l’antico monumento fu riproposto come fulcro di un nodo urbano disegnato con gusto neoclassico: un’operazione che, connettendo ragioni funzionali alla riscoperta integrale di una preziosa testimonianza classica, stabilì un vero primato nella città, anche se con mezzi modesti, e con una debole portata rinnovatrice nella Roma pontificia.
La nota vicenda, svoltasi negli anni 1837-1841, viene affrontata in questo contributo secondo un’ottica incentrata sull’approccio al restauro del monumento e alla riconsiderazione del ruolo urbano della grande struttura antica. Viene ricostruito in modo più approfondito l’iter decisionale riguardo al progetto e all’intervento e viene inoltre chiarito l’apporto individuale e il ruolo degli artefici coinvolti: Giuseppe Valadier, Clemente Folchi e Giuseppe De Fabris.