Il sistema degli antichi mulini ad acqua nell’alto Lazio. Conoscenza, documentazione e valorizzazione
L’industria agraria ha svolto un ruolo fondamentale nella storia dell’economia laziale, in particolare la lavorazione dell’olio ha costituito uno dei sistemi portanti del territorio sabino fin da epoca molta antica, mentre la macinatura delle granaglie, realizzata per lo più tramite mulini ad acqua, era diffusa capillarmente tramite una rete di piccoli opifici dislocati nel territorio ma anche all’interno dei centri urbani.
Tale patrimonio, di notevole interesse storico-culturale comprende una vasta gamma di beni materiali e immateriali relativi alla trasformazione dei prodotti agricoli, di cui le architetture e i pochi resti di macchinari ancora sopravvissuti al decadimento e alla distruzione, costituiscono le testimonianze più evidenti.
La ricerca si è posta alcuni obiettivi particolari che, nell’insieme, confluiscono nell’obiettivo generale della proposizione di metodi e strumenti per la conservazione e la valorizzazione di questi particolari edifici. Un processo che, muovendo dalla conoscenza approfondita e dalla comprensione dei luoghi, degli edifici e dei processi produttivi che in questi si svolgevano, porti alla realizzazione di progetti che sappiano rileggerne e reinterpretarne la storia, attraverso forme e contenuti compatibili.
Nello specifico le indagini e i sopralluoghi sul territorio del Lazio settentrionale hanno portato all’individuazione e al censimento di oltre settanta mulini situati nelle provincie di Roma, Viterbo e Rieti, all’interno di tre aree geografiche che fanno riferimento ai bacini fluviali lungo i quali si attesta la maggior parte dei manufatti (ad ovest il torrente Mignone; al centro il fiume Arrone; ad est, infine, i fiumi Velino e Farfa e il fosso Corese); sono stati quindi selezionati alcuni esempi paradigmatici, sui quali sono stati compiuti studi più approfonditi e redatte delle schede descrittive accompagnate da foto e da grafici di rilievo e di conoscenza.