Il concetto di restauro e il suo ampliamento di campo
L’interesse della cultura storica, dapprima incentrato sull’opera esemplare, progressivamente si dilata dal “testo” al “contesto” che inizialmente viene considerato inscindibile dall’episodio emergente del quale costituisce la “cornice” e poi apprezzato anche per i suoi specifici valori. "Valori di struttura" che determinano un'idea nuova ed originale di ambiente quale insieme di elementi e di condizioni che vale come tale e per se stesso.
In effetti, lo sviluppo del concetto di ambiente – «dal contesto limitato di un episodio emergente, all’insieme dei luoghi dell’esperienza umana» – richiede molti anni di elaborazione e dovrà passare un intero secolo acciocché venga compiuta un’accurata revisione dei più diffusi orientamenti. Ne sono prova i continui “aggiustamenti” dottrinari che trovano ragione nella «convinzione della irripetibilità delle esperienze e della conseguente non riproducibilità delle opere», ciò che porta a «riconoscere ed a valutare come “oggetti di storia” non solo i prodotti eccezionali, ma anche le testimonianze comunque significative dell’operosità umana»; manufatti che reclamano di essere tutelati per la loro importanza testimoniale, così come prospetta la cultura storica europea di fine Ottocento che tende a far prevalere in modo sempre più evidente il valore documentario e farlo diventare il motivo conduttore dell’operatività.
In realtà, quando la cosiddetta cornice oltre che inscindibile dall’episodio emergente comincia ad essere considerata insostituibile, essa diventa, parimenti intangibile; un convincimento che, fra anticipazioni e ‘ritardi’, ricorre ripetutamente nella riflessione che fra Otto e Novecento attiene la complessa problematica concernente la città nella sua dinamica di trasformazione; nondimeno, è fuor di dubbio che la concezione maturata a fine secolo contenga già i capisaldi del pensiero contemporaneo impostato sul concetto di città quale “organismo” e, benché la prassi si adegui lentamente a questa nuova visione, la dottrina del Restauro dimostra di recepire tali orientamenti attraverso una concezione più estensiva di “monumento” ed una parallela attenzione per gli episodi edilizi più modesti - testimonianze di civiltà e culture determinate - che qualificano "l' insieme delle cose d'importante interesse che hanno valore collettivo".
Da qui, il progressivo apprezzamento di quei segni che in quanto ‘documenti di storia’ derivano dallo svolgersi del processo di stratificazione; un’acquisizione di grande rilevanza che coinvolge l’“incontro fra antico e nuovo” e che, per far dialogare ‘tutela e sviluppo’, apre un confronto vagliato in rapporto all’ampliamento del campo del restauro e alla parallela evoluzione del “concetto di conservazione”.