La cathédrale Notre-Dame de l’Assomption à Lucera :un chantier de rencontre des artisans locaux et des artisans transalpins
La definizione dell’organizzazione e gestione dei cantieri di edilizia militare promossi dai regnanti francesi in Italia meridionale, nella seconda metà del XIII secolo è stata oggetto di studio da parte di vari storici, grazie alla cospicua documentazione conservata nei registri angioini salvatisi dalla distruzione. Dalla lettura di questi emerge una complessa organizzazione dei cantieri che vedeva i protomagistri e magistri francesi affiancati da maestranze locali.
Risulta, invece, più difficile, a causa della perdita dei registri sopracitati, comprendere la gestione dei cantieri, iniziati nel regno, tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo. In questo periodo la produzione ecclesiastica della città di Napoli sarà interessata dalla creazione di un linguaggio che potremmo definire un’ibridazione di quello d’oltralpe.
La cattedrale di Santa Maria Assunta a Lucera nella regione pugliese - aderendo pienamente ai modelli napoletani (Cattedrale di Santa Maria Assunta a Napoli) - può definirsi un esempio emblematico di tale linguaggio, costruita per volere di Carlo II D’Angiò tra il 1304 e il 1311.
La cattedrale si presenta oggi come il frutto di una commistione di due fasi, quella trecentesca, conclusisi nel giro di pochi anni, che rivela una serie di caratteristiche specifiche date dalla compresenza sul cantiere di maestranze autoctone e d’oltralpe e quella ottocentesca – di restauro- che ha ripristinato in stile diversi elementi stilistici.
Si ipotizzerà un percorso delle maestranze, attive in Francia a metà XIII secolo e in un periodo immediatamente successivo a Napoli sotto il regno di Carlo I d’Angiò. La presenza di questi protomagistri e magistri è più difficilmente dimostrabile nei cantieri ecclesiastici di Carlo II d’Angiò pertanto con l’ausilio del rilievo – effettuato con la tecnologia scanner laser 3d – è stato possibile isolare i singoli elementi architettonici – quali basi, monofore e bifore– e riconoscere la differenza tra quelli di restauro e originali, al fine di permettere un confronto di questi ultimi con quelli appartenenti ad alcune fabbriche dell’Île-de-France costruite all’inizio della seconda metà del XIII secolo.
L’ipotetica ricostruzione dell’organizzazione del cantiere trecentesco e della presenza di maestranze autoctone e d’oltralpe sarà supportata dallo studio della bibliografia su questi temi e dalla lettura dei registri angioini relativi all’edilizia castellare in Puglia e ai due cantieri ecclesiastici di cui c’è pervenuta la documentazione, le distrutte abbazie cistercensi di Realvalle in Campania e Vittoria in Abruzzo.