(Omo)genitorialità intenzionale e procreazione medicalmente assistita nella sentenza n. 230 del 2020. La neutralità delle liti strategiche non paga

01 Pubblicazione su rivista
Olivito Elisa
ISSN: 2283-7515

La sentenza n. 230/2020 ribadisce che il riconoscimento della genitorialità delle coppie dello stesso sesso non è imposto dalla Costituzione e che, pertanto, non può essere chiesto alla Corte costituzionale di compiere una scelta tra le diverse strade percorribili in questo campo sulla base delle disposizioni costituzionali. La Corte si è così nuovamente sottratta alla strumentalità di quelle liti strategiche, che sono indirettamente volte a scardinare il divieto di surrogazione di maternità. Tali liti sono costruite su una fuorviante logica antidiscriminatoria, che nel prospettare una concezione neutra della genitorialità, determina la cancellazione sia della differenza sessuale nella procreazione sia delle differenze nel modo in cui si viene al mondo. Al riguardo, peraltro, il giudice costituzionale si è già mostrato chiaramente consapevole della differenza tra maternità surrogata e fecondazione eterologa, lasciando intendere che vi è spazio per un riconoscimento della c.d. genitorialità intenzionale non neutro e incondizionato, ma differenziato e circoscritto.

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