1672. Prosa non identificata
Edizione di PSI inv. 3036 recto, che reca un frammento di un'opera in prosa non identificata, nel quale ricorrono termini adoperati di frequente nella critica letteraria e nell'esegesi
Edizione di PSI inv. 3036 recto, che reca un frammento di un'opera in prosa non identificata, nel quale ricorrono termini adoperati di frequente nella critica letteraria e nell'esegesi
L'articolo ripercorre le novità che la nuova prima prova dell'esame di stato comporta nell'insegnamento della letteratura del ventesimo secolo. In particolare l'Analisi del testo letterario, puntando su una lettura basata sulle competenze più che sulle conoscenze, implica un diverso approccio alla studio degli autori e dei testi della tradizione letteraria novecentesca.
Per il numero speciale (2019) della rivista, dedicato a "La critica letteraria oltre il Novecento", una collazione di mini-saggi dedicati a opere uscite negli anni zero del nuovo secolo (già uscite singolarmente sulla rivista "Carta cantieri sociali" e "Carta etc." nello pseudonimo di Tommaso Ottonieri)
Nell'ambito d'una inchiesta promossa da Milli Graffi per "il verri", alcune considerazioni sulla trasformazione della critica della poesia contemporanea (e della medesima testualità poetica), nei nuovi orizzonti della cultura digitale. Pubblicato con lo pseudonimo di Tommaso Ottonieri.
Un saggio sull'interpretazione della letteratura meridionale del '900, nello sguardo critico globale e illuminato di Walter Pedullà
L’articolo prende spunto dalla pubblicazione in Italia di un recente saggio di Pierre Brunel, dedicato agli studi sul mito letterario in epoca contemporanea, per tornare a riflettere sullo statuto della mitocritica letteraria come pratica ermeneutica. Attraverso un contrappunto tra le diverse impostazioni date agli studi sul mito da parte di Roland Barthes e Pierre Brunel, il presente contributo cerca di individuarne possibili convergenze.
Due testi critici che Mario Pomilio dedicò all'opera di Alessandro Manzoni, usciti rispettivamente nel 1959 e nel 1985, da considerare parte di un significativo corpus di interventi che lo scrittore dedicò ad Alessandro Manzoni, il massimo fra i suoi autori d’elezione (che notorialmente ispirò il suo ultimo capolavoro, "Il Natale del 1833"). Lo scritto introduttivo, ad opera del curatore, mette in luce il senso profondo e strutturale della presenza manzoniana nell'opera dell'autore abruzzese, nelle sue diverse fasi.
Il mondo di Dante Alighieri era completamente diverso dal nostro: un mondo in cui tutti gli uomini sapevano dove avrebbero vissuto e che lavoro avrebbero fatto e soprattutto erano certi che nell’aldilà ci sarebbero stati dei premi o dei castighi. Benché Dante abbia fatto un lavoro diverso da quello che si potevano aspettare i suoi genitori e abbia vissuto in esilio per metà della vita, aveva delle idee molto precise sulla vita dopo la morte ed era sicuro che fossero condivise dai suoi lettori. Oggi, quando queste certezze non ci sono più, perché leggiamo ancora la Commedia? Perché è bella?
Con Todorov, Segre, Booth, Yehoshua, l’articolo s’interroga sul senso dell’etica della letteratura, e in particolar modo della critica letteraria, che dovrebbe adottare il costume dell’esplicitare il punto di vista che si adotta. E indica, rispetto ai quesiti che pone, alcune scritture saggistiche come l’esito “naturale” di poetiche basate sull’utilità della letteratura, quali quelle della scrittrice indiana Arundhaty Roy e del drammaturgo e presidente della Repubblica ceca Vaclav Havel.
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