sogno

"Dream not of other worlds". Sogno e caduta in Paradise Lost

Abbandonato il progetto di un dramma per musica dedicato alle conseguenze della Caduta, intitolato prima Paradise Lost e poi Adam unparadiz’d, e disattesa l’altra promessa di un poema epico su un eroe cristiano di stampo arturiano, nel 1658 Milton comincia a scrivere il suo Paradise Lost (1667), rielaborando nella forma dell’epica religiosa sia la narrazione biblica, sia i modelli dell’epica secolare.

Il sogno in Platone

In questo contributo vengono esaminati i diversi contesti in cui, nell'ambito dei dialoghi platonici, emerge la nozione di "sogno", facendo soprattutto riferimento alla sua funzione di metafora cognitiva, a richiamare un'esperienza conoscitiva debole rispetto alla conoscenza "da svegli", che risulta piena e vera. Viene inoltre presa in considerazione, e dettagliatamente ricostruita, la spiegazione psico-fisiologica contenuta nel Timeo della genesi e della natura del sogno.

I SOGNI PROFETICI SECONDO LA MOTHE LE VAYER E HOBBES

Tra i vari tipi di sogni, un caso assai importante è costituito dal sogno profetico, evento cruciale da cui dipende l’attendibilità della rivelazione, e dunque la verità della religione cristiana. Questo tema viene trattato da un esponente di spicco del libertinage érudit, François de La Mothe Le Vayer, con un approccio che sarà poi fatto proprio anche da Thomas Hobbes nel Leviathan, e cioè ricollegando la facoltà profetica alle patologie dell’immaginazione

El sueño de la razon produce monstruos. Goya, l’illuminismo e il terrore

Il saggio cerca di ricostruire l'«esperienza dell'accelerazione» che, specialmente dopo gli eventi storici avviati a partire dal 1789, dietro il dispiegamento progressivo dei Lumi della Ragione, lasciava intravedere le ombre inquietanti di quel regno notturno, mostruoso, oscuro, indistinto, caotico e incerto, che lungi dall'esser soltanto un territorio ignoto alla presa cosciente della speculazione razionale, un residuo atavico di paure primordiali e ancestrali, finiva per presentarsi, paradossalmente, come un prodotto stesso degli sviluppi di quell'accecante "illuminazione".

© Università degli Studi di Roma "La Sapienza" - Piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma