Il rapporto medico-paziente nell’era digitale
Nella società attuale, lo sviluppo tecnologico si caratterizza come uno degli elementi principali del mutamento sociale: in tal senso, lo sviluppo delle scienze e delle tecnologie accanto alla diffusione di internet e dei social network, in quasi tutte le generazioni, si rivelano come strumenti che influiscono significativamente anche sulla ridefinizione dell’approccio alle problematiche legate alla salute. Tale ridefinizione riguarda la medicina in generale e, nello specifico, la sua capacità diagnostica e terapeutica: ciò sembra aver condotto i medici ad una sempre più stringente focalizzazione sulla malattia e meno sul paziente, modificando così le interazioni cliniche, il modo di dialogare con il malato, la formulazione di una diagnosi (Gregory, 2010). La tecnologia si è inserita, dunque, tra il medico e il paziente: già nei primi anni Novanta il filosofo Hans-Georg Gadamer evidenziava come l’oblio del soggetto qualificasse la riduzione della medicina intesa come arte alla medicina intesa come scienza (Gadamer, 1994). Egli, recuperando il significato etimologico del termine “curare”, sottolinea come esso si riferisca al tastare con la mano il corpo del malato: “palpare”. In questo modo, nella relazione di cura, pone in primo piano la compresenza, l’esserci della persona, medico e paziente, nella sua corporeità.