Introduzione

01 Pubblicazione su rivista
NOCENZI Mariella, FORNARI Silvia, RUSPINI Elisabetta
ISSN: 2283-8740

La violenza di genere ha molte forme e radici profonde. È anche un’esperienza dinamica e cumulativa: la violenza non è, o lo è in una minima parte dei casi, un momento critico, una tantum: può iniziare in diverse fasi del corso di vita, accompagnare la vita delle donne sin dall’infanzia, durare a lungo, interrompersi e riprendere, essere composta da molteplici azioni violente che si sedimentano e si rinforzano vicendevolmente. Dalla violenza si può però anche uscire, spezzando il circolo vizioso. Gli sguardi sono probabilmente il punto di partenza dell’esperienza violenta: l’uomo guarda, desidera, sceglie la preda, comincia a tormentarla e si accanisce se lei non si rende disponibile. Le donne sono guardate, osservate, giudicate, oggettivate, perché “in veduta”. Gli uomini impongono su di loro il proprio sguardo, la propria voce, il proprio corpo, la propria sessualità: incapaci di riconoscere la soggettività femminile, la sorvegliano, la controllano, la mortificano, la cancellano. Ma le donne possono e devono liberarsi dalle violenze e sono molteplici gli esempi di mobilitazione collettiva, associazionismo, dichiarazioni, trattati, risoluzioni che testimoniano le infinite possibilità di agency al femminile.

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