A proposito del taglio delle “pensioni d’oro”
Sin dal suo insediamento, il Governo Conte ha individuato, tra le priorità dell’azione di governo, quella di procedere al tante volte annunciato ricalcolo delle pensioni d’oro al fine di reperire le risorse necessarie a finanziare almeno in minima parte il reddito di cittadinanza e la cd. quota 100.
Così, in data 6 agosto 2018, è stato presentato congiuntamente da Lega e M5S una proposta di legge, a prima firma On. D’Uva, che prevede il ricalcolo della quota retributiva delle pensioni e degli assegni vitalizi di importo complessivo pari o superiore alla soglia di 90.000 euro sulla base di una nuova tabella pere-quativa.
Si tratta di una proposta ambiziosa che, a dire dei relatori, mira a rimuovere o-diosi privilegi superando, grazie alla buona volontà del nuovo Governo, gli osta-coli che avevano fin qui impedito di intervenire al fine di riportare una maggiore equità contributiva nel sistema pensionistico.
Nonostante le buone intenzioni dei relatori e l’ambizione del progetto, questa proposta presenta diversi limiti, anzitutto di legittimità costituzionale. In questo breve intervento cercherò di evidenziarne alcuni.