Cooperazione Italia-Libia. Profili di responsabilità per crimini di diritto internazionale
L’8 maggio 2017 la Procuratrice generale della Corte penale internazionale, nel suo tredicesimo rapporto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite sulla situazione in Libia, ha espresso la propria preoccupazione con riferimento alla natura e alla portata dei crimini presumibilmente commessi a danno dei migranti in transito nel Paese nordafricano, dichiarando di valutare l’apertura di un’indagine in merito. Tale possibilità è stata reiterata nel successivo rapporto, risalente al novembre 2017. La possibilità che le autorità libiche che si occupano dell'accoglienza dei migranti siano implicate in violazioni dei diritti umani talmente gravi da poter configurare, in astratto, dei crimini contro l'umanità impone di analizzare gli accordi di cooperazione conclusi dal Governo italiano con la Libia. In virtù di tali accordi, infatti, l'Italia ha fornito supporto alle forze di sicurezza libiche proprio per le attività di controllo e contrasto dell’immigrazione illegale e del traffico di esseri umani. Gli elementi sopra esposti impongono, pertanto, una riflessione sui possibili profili di responsabilità internazionale delle autorità italiane. In particolare, si approfondisce l’eventuale responsabilità penale individuale dei ministri italiani, alla luce di una possibile indagine della Procura della Corte penale internazionale.