Nelle vicende ideologiche della modernità ha avuto un peso determinante per l'affermazione dei regimi liberali e democratici la questione dei diritti civili e politici dei cittadini in relazione alla costituzionalizzazione del potere. Ciò è stato storicamente possibile col raggiungimento di un diritto di rappresentanza ostacolato da residui dell'antico regime. La ricerca intende affrontare questi percorsi con particolare attenzione alla genesi del moderno costituzionalismo e alla trasformazione concettuale e linguistica delle forme di potere. La democrazia risulta essere così il punto di solidificazione di varie tensioni che convergono verso il riconoscimento dei diritti della persona e delle differenze sociolinguistiche e culturali in un processo dinamico e mai unilineare che riguarda il rapporto sempre complesso fra individuo e istituzioni politiche, a partire dalla prospettiva di un sedimentato pluralismo sociale e giuridico in continua trasformazione. La ricerca si estende a una riflessione sull'epistemologia della storia adeguata alla crisi del formalismo di matrice kantiana, che rivendica i diritti umani senza contesto, sia del clima culturale condizionato da una frammentazione decostruzionista esasperata del discorso giuridico-politico. Si intendono offrire contributi alla prospettiva di ricomposizione del discorso politico storicamente diviso fra la difesa dell'universalismo giuridico e il suo contesto multiculturale e plurilinguistico. La storia dell'Europa moderna ha visto quella che emblematicamente Dahrendorf ha chiamato la antinomia tra lo Stato nazionale eterogeneo, cioè diritti civili e libertà politica, contro lo Stato nazionale omogeneo, ossia il luogo della condivisione etnico-linguistica delle identità di gruppo. Il federalismo con la sua prospettiva di un governo multilivello ha dato luogo a istituzioni pensate come ponte fra la logica comunitaria delle identità e la logica universalistica dei diritti .