Il progetto affronterà la annosa questione della determinazione dello sfuggente campo di studi definito generalmente "teologia politica". Se una vaga comprensione di esso, data dall'intersezione delle due discipline che ne costituiscono il nome, appare ovvia, più impervia è invece la formulazione di una definizione precisa. Muovendo dalla constatazione che in Schmitt, nel dibattito che scaturisce dalle sue tesi, ma ancora prima in tutta la tradizione che si è occupata di questioni riconducibili a tale espressione, la teologia politica incrocia il problema della secolarizzazione, o, più latamente, una idea di evoluzione storica, si tenterà di approfondire il nesso tra questa ibrida disciplina e la filosofia della storia. Saranno indagati quindi momenti paradigmatici della storia del pensiero antico (Platone e Aristotele), medioevale (la tradizione agostiniana in Abelardo e Wyclif), moderno (Machiavelli, Bruno e Hobbes) e contemporaneo (il concetto di dispositivo, Blumenberg e Levinas). L'analisi di ognuno di questi snodi contribuirà alla verifica dell'ipotesi complessiva di lavoro e, contemporaneamente, produrrà significativi avanzamenti specifici nella ricerca sui singoli autori o temi. Inoltre, attraverso la ricerca sulla possibilità di definire la teologia politica, il progetto intende mettere a fuoco una questione di metodo storico-filosofico, ossia il rapporto tra storia dei termini e dei concetti. Sia l'uno che l'altro approccio appaiono infatti insufficienti quando ci si confronta con un tema come la teologia politica: limitarsi alle occorrenze esplicite dell'espressione - per rilevare la presenza della questione - sembra troppo poco; ma assumere il punto di vista della generica contemporanea presenza di concetti dei campi di teologia e politica - per ricondurre un argomento al "teologico-politico" - è invece troppo. La definizione della teologia politica, suoi specifici momenti storici, e questioni di metodo rappresentano quindi l'oggetto del progetto.