L'architettura del giudizio di cognizione e il nuovo Ufficio del processo secondo la imminente riforma del processo civile
Componente | Categoria |
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Valentina Bertoldi | Componenti strutturati del gruppo di ricerca |
Roberta Tiscini | Componenti strutturati del gruppo di ricerca |
Federica Godio | Componenti strutturati del gruppo di ricerca |
Verosimilmente entro la fine del 2021 verrà approvata una nuova riforma del processo civile, mossa dalle consuete buone intenzioni di ottenere un giudizio più snello e più rapido e, ove possibile, di evitare la instaurazione del processo, incentivando il ricorso ai già noti procedimenti preventivo-conciliativi. Il percorso intrapreso segue una duplice direzione: da un lato si punta, ancora una volta, sulla "degiurisdizionalizzazione", dall'altro si vuole potenziare l'Ufficio del giudice, in modo da rendere davvero efficiente il rito e abbattere una volta per tutte il carico pendente.
La presente ricerca si concentrerà sullo studio del prevedibile impatto delle attese novità legislative sull'andamento dei processi civili, in primo grado e in fase di impugnazione, seguendo lo sviluppo dell'iter parlamentare di approvazione del disegno di legge n. 1662/S/XVIII. È ormai acquisito che la sola modifica delle norme processuali di per sé non è in grado di raggiungere risultati davvero significativi, per cui è più che mai necessario provvedere alla effettiva implementazione dell'Ufficio del processo e alla messa in campo di un numero considerevole di risorse umane (magistrati su tutti, ma anche cancellieri e altre nuove figure di collaboratori) in grado di gestire un processo ormai definitivamente telematizzato - da poco anche in Corte di Cassazione - ma che deve restare (ed anzi essere più) equo.
Le raccomandazioni europee e i fondi stanziati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) non consentono di rinviare oltre una decisa virata verso una giustizia efficiente, dove la efficienza non può che scaturire da un rito chiaro e agilmente applicabile, in cui chiari siano i poteri del giudice e delle parti, ma anche da un forte apparato organizzativo. Scopo della ricerca sarà proprio quello di capire se la riforma attualmente in discussione possa effettivamente ambire al raggiungimento di tale risultato.