Il presente progetto si pone come obiettivo quello di indagare all¿interno di un quadro interpretativo articolato e stratificato la dimensione sociale e culturale di Roma tra il 1935, con l'avvio della guerra di Etiopia, e il 1943, con la caduta del fascismo, al fine di realizzare una microstoria sociale e culturale della città capace di gettare nuova luce su processi e dinamiche (anche nazionali) che segnarono il passaggio dalla stagione fascista a quella repubblicana. Metodologicamente si inserisce quindi nel solco del nuovo dialogo avviatosi a partire dagli anni Novanta del secolo scorso tra storia sociale, cultural turn e Alltagsgeschichte.
Prisma capace di proiettare, a seconda delle circostanze, degli intenti e delle sensibilità che vi si accostano, le pesanti eredità del passato (dalla romanità imperiale alla ecclesia trionfante), i successi del presente o i sogni futuribili legati a progetti di rinnovata grandezza e prestigio (sia nella accezione fascista di capitale dell'impero, sia in quella cattolica di centro della cristianità), Roma diviene in quegli anni il centro di mitologie, al contempo politiche, religiose, e più ampiamente culturali che coesistevano, pur avendo obiettivi concorrenti: quella fascista e quella cattolica. Il momento in cui è più evidente il ruolo centrale di Roma nell¿immaginario collettivo nazionale coincide con la fase conclusiva dell'accelerazione totalitaria del fascismo e con gli anni di guerra. In quel periodo Roma diventa il punto di rifermento identitario degli italiani, terreno di uno scontro/incontro tra due religioni totalitarie e antagoniste. Per questi motivi Roma appare, agli occhi dello studioso, un prezioso punto di osservazione per cogliere nel loro farsi dinamiche di ordine sociale, culturale e politico in grado di dare nuove chiavi interpretative per la storia d¿Italia a cavallo fra apogeo del regime e primi vagiti dell¿esperienza democratica.