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Secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) (2020), a livello globale, dagli anni '80, il tasso complessivo di utilizzo dell'acqua è cresciuto dell'1% annuo e si prevede che, entro il 2050, l'impronta idrica dell'umanità dovrebbe superare il 30% dei livelli attuali. Questa situazione è in netto contrasto con il percorso degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030, in particolare con gli obiettivi 2 "zero hunger"; 6 "clean water and sanitation" e 8 "decent work and economic growth". I problemi legati alla sicurezza idrica e alla gestione delle risorse sono particolarmente evidenti nelle regioni del Medio Oriente e Nord Africa (area MENA). Si tratta di un'area (circa 14.951.232 km2) arida e che, pertanto, può essere considerata uno degli ambienti più vulnerabili al cambiamento climatico. Le economie dei Paesi MENA si basano sull'esportazione di prodotti agricoli, per un valore di produzione lorda per ogni ettaro coltivato pari a $ 226.000. Tale attività produttiva comporta alti livelli di inquinamento chimico, fisico e biologico, sia del suolo che delle falde acquifere. Alla luce di ciò, diventa importante studiare e comprendere le principali sfide legate alle risorse idriche che i Paesi MENA dovranno fronteggiare. A tale proposito, per ogni Paese, sarà valutata la situazione idrica attuale attraverso una metanalisi della letteratura (Scopus, Google Scholar, Web of Science) e l'analisi di dati reperibili sulle maggiori banche dati in materia (Aquastat, The SDG 6 data portal, The global JMP database). Per meglio comprendere lo stato idrico attuale, verrà quindi analizzata la qualità delle principali falde acquifere, nonché lo stato delle infrastrutture, e saranno individuati modelli virtuosi attuati per fronteggiare lo stress idrico. Infine, uno studio importante potrà riguardare le coltivazioni più diffuse nei Paesi della regione MENA, in modo tale da individuare la relativa water footprint.