La proposta è intesa quale prosecuzione e approfondimento degli studi intrapresi con la Ricerca 2019 (Roma Capitale della Repubblica. Città, cittadini e istituzioni fra gestione dello Stato e progetto della metropoli), il cui quadro tematico ruota attorno al rapporto fra sedi istituzionali e sviluppo urbano, alla revisione e decentramento del sistema degli apparati di governo, agli studi progettuali sulle centralità periferiche per un rilancio del rapporto quartieri/istituzioni.
Degli ambiti della "città direzionale", vorremmo qui affrontare più puntualmente le porzioni all'aperto, contigue e complementari, oltreché di servizio, collegamento e interfaccia tra sedi istituzionali, arricchire il ragionamento in corso sul recupero spaziale-organizzativo e progettazione ex-novo delle architetture e relative pertinenze, aprendone una sessione specifica, avente come primo piano il tessuto dei vuoti interposti, i pubblici in primis. Considerando le consistenze edilizie in gioco, pensiamo che la progettazione integrata e proattiva degli spazi aperti del direzionale meriti un capitolo di sperimentazione da onorare più ampiamente.
Il tema, in sé già rilevante, appare oggi impellente, alla luce dell'emergenza sanitaria. Dopo la pandemia, il plein air urbano invocherà precise azioni di soccorso. Occorrerà ricomporre l'attuale disgregazione del tessuto sociale. Occorreranno spazi di rinnovata concezione, che incoraggino la ripresa dello spirito comunitario, che rimettano in moto la fisicità delle manifestazioni interpersonali, cuore della vita urbana.
Il sistema delle rinnovate sedi dello Stato rappresenta, per l'obiettivo che si impone, un nodo cruciale. Dalla loro rigenerazione e integrazione con le sedi della direzionalità privata, potranno scaturire opportunità molteplici. Tutt'attorno alla città governativa potrà rinascere un amàlgama sociale di nuova specie, facente leva sull'attrattività esercitabile dalle architetture autorevoli, simboliche e di grande dimensione.