Il carcinoma del colon (CC) è estremamente eterogeneo in termini di manifestazioni cliniche, caratteristiche molecolari, sensibilità al trattamento e prognosi.
Il CC in stadio III (pT1-T4 e pN1-N2sec TNM/AJCC) costituisce il 30% dei CC. In questo sottogruppo lo standard di trattamento è rappresentato dall'intervento chirurgico seguito dalla chemioterapia adiuvante (6 mesi) che ha determinato una riduzione del rischio relativo di morte del 33%, e un beneficio assoluto in sopravvivenza globale (OS) del 10-15%. Non tutti i pazienti, tuttavia, hanno la stessa prognosi tanto è vero che, sulla base dello studio internazionale di collaborazione IDEA, è stata dimostrata la non inferiorità di uno schema chemioterapico della durata di 3 per i CC stadio III basso rischio ( T1-3 e N1).
Fattori istopatolologici quali la modalità di crescita del tumore sul fronte di invasione (budding), la distribuzione e l'entità dell'infiltrato linfocitario T (immunoscore) e molecolari (presenza di instabilità microsatellitare - MSI; mutazioni di BRAF e KRAS) sono stati proposti come ulteriori indici per la stratificazione del rischio di recidiva. Essi tuttavia costituiscono una fotografia al momento della diagnosi e l'evidenza di progressione clinica di malattia resta legata alle tempistiche con cui si eseguono gli esami strumentali durante il follow up.
Recentemente nel CC lo studio mutazionale del ctDNA per la valutazione della malattia minima residua è stato proposto come strumento di monitoraggio per predire il rischio di recidiva nei pazienti con assenza di malattia dopo l'intervento chirurgico (stadio I-III) prima della comparsa di lesioni metastatiche evidenziabili con le tecniche di imaging.
Il nostro studio si propone di valutare, in una popolazione omogenea di pazienti con CC stadio III, il valore prognostico dei parametri istopatologici e molecolari e del ctDNA valutato ad intervalli regolari durante il follow-up e la loro relazione con la recidiva di malattia.