La ricerca che si intende intraprendere si pone l'obiettivo della costruzione di un modello di amministrazione della giustizia usufruibile durante i momenti dell'emergenza. Come in nessun altro settore delle amministrazioni pubbliche, il settore giustizia è rimasto -durante la pandemia del 2020- in uno stato di quiescenza dato proprio dalle forti lacune normative. Di fatto non esiste un modulo procedimentale al quale ricorrere nei momenti di crisi e di emergenza che, per ragioni di tutela della salute pubblica ed individuale, impediscono agli operatori di settore (giudici, avvocati e personale amministrativo) di svolgere le proprie attività con modalità diverse da quelle che implicano la presenza fisica nei palazzi di giustizia. Tanto vale soprattutto nel settore della giustizia penale, già in forte crisi a causa dell'inefficienza e della lunghezza irragionevole dei processi.
Le riforme della giustizia penale intervenute a compartimenti stagni negli ultimi anni non hanno risolto tali problematiche che sono ora sovradimensionate proprio a causa della stasi, inesorabile, generata dall'emergenza sanitaria. L'analisi delle disposizioni temporanee adottate dal Governo italiano, combinata con lo studio delle prassi di altri Paesi europei, costituirà punto di partenza dell'indagine preliminare e necessario per stilare le prime conclusioni in ordine:
-all'adattabilità o meno di alcuni congegni procedurali in vigore per far fronte agli stati di crisi che implicano, di fatto, l'impossibilità di accedere ai palazzi di giustizia;
-alle conseguenze derivanti dall'eventuale inadeguatezza riscontrata sulle poche norme dedicate a legittimi impedimenti dei singoli soggetti (giudici, avvocati e parti);
- alla elaborazione di un paradigma procedurale nuovo che, tenendo conto anche delle moderne tecnologie, sia idoneo ad impedire la paralisi delle attività giudiziarie, pur dinnanzi alle difficoltà ancorate alla superiore tutela del diritto alla salute costituzionalmente protetto.