La grande diffusione delle materie plastiche e i conseguenti ingenti volumi di rifiuti prodotti, ha visto crescere il ricorso a iniziative volte a limitare la pratica dell'impiego di manufatti monouso e a sostituire progressivamente le plastiche convenzionali con matrici innovative, le cosiddette bioplastiche, per la cui sintesi non debbano essere utilizzate fonti fossili e altresì caratterizzate da una spiccata biodegradabilità. Nella definizione di bioplastiche vengono dunque spesso ricomprese anche le cosiddette plastiche vegetali, ovverosia quei polimeri ottenuti a partire da fonti rinnovabili (bio-based) che tuttavia, per struttura e caratteristiche, potrebbero risultare non biodegradabili. Inoltre, nelle formulazioni commerciali, molto spesso le bioplastiche biodegradabili vengono utilizzate in miscela con plastiche convenzionali, rendendo complessa la comprensione del comportamento ambientale a valle della degradazione. Ancora, si deve osservare che l'attribuzione della caratteristica di biodegradabilità viene effettuata sulla base di test di laboratorio che non simulano le condizioni ambientali esistenti ad esempio negli impianti di compostaggio e digestione anaerobica e non consentono di prevedere pertanto il comportamento ambientale dei prodotti finali, incluso il trasferimento a suolo e falde di microplastiche residue. Partendo da ciò, l'attività di ricerca proposta si propone di approfondire, attraverso una indagine sperimentale a scala di laboratorio, lo studio del processo di digestione anaerobica delle bioplastiche commerciali, attraverso una prima fase di caratterizzazione di dettaglio dei materiali, la successiva esecuzione di batch test e la caratterizzazione di biogas/digestato. La campagna di indagine sarà organizzata per comprendere l¿effetto delle caratteristiche della matrice e dei parametri di processo sulla biodegradazione anaerobica, con particolare attenzione ai percorsi metabolici che si instaurano e alla formazione di microplastiche.