Il rapporto fra politica e cultura appare come uno dei nodi problematici più rilevanti nello studio della moderna società di massa. Questo tema è da diversi anni al centro di ricerche a livello nazionale ed internazionale che hanno cercato di mettere in evidenza come il concetto del "primato della politica" tipico del Novecento avesse tra i suoi corollari proprio la necessità di una maggiore integrazione dell'individuo all'interno dello Stato. A questa domanda di allargamento delle basi sociali della legittimazione politica risposero in maniera differente dopo la Prima guerra mondiale sia i regimi totalitari, sia le democrazie rappresentative di stampo parlamentare. Alla luce di questo quadro generale, l'analisi delle politiche culturali messe in campo dalle istituzioni pubbliche e dai partiti di governo italiani prima durante il ventennio fascista, poi nei primi decenni di vita della Repubblica, permette di cogliere l'evolversi di processi di medio e lungo periodo centrali per la comprensione della transizione fra regime totalitario e democrazia rappresentativa nel nostro Paese. La ricerca cercherà di definire gli elementi di continuità e di cesura che hanno caratterizzato le due stagioni storiche nella costruzione del consenso e nella nazionalizzazione delle masse; l'attività propagandistica e culturale svolta dai partiti e dalle loro organizzazioni collaterali; le influenze del contesto internazionale; l'industria mediatica e dello spettacolo nel suo rapporto con i centri di potere politici ed economici; la diplomazia culturale italiana nel suo relazionarsi con quella dei diversi interlocutori esteri, sia durante il regime, sia negli anni della Guerra fredda. Il termine ad quem della ricerca si inquadra in questa lettura, nella convinzione che con l'inizio della stagione contestativa, il primato degli attori politici sulla società cominci a venir meno e, con esso, le dinamiche tradizionali del rapporto politica dei partiti-masse in ambito non solo culturale.