In corrispondenza con il quinto centenario della caduta dell'impero azteco (1521), in cui le malattie infettive inconsapevolmente introdotte dai conquistatori spagnoli ebbero un impatto determinante, con effetti demografici, economici, sociali e culturali che si protrassero per tre secoli, si intende rileggere in prospettiva storico-antropologica quella drammatica serie di eventi epidemiologici alla luce della pandemia attualmente in corso, esaminando le testimonianze pervenute sino a noi sulle esperienze vissute dai diversi attori coinvolti, le rappresentazioni che ne furono redatte, le pratiche sociali adottate e i valori che le ispirarono, i saperi elaborati per curare le nuove patologie e la loro diffusione planetaria, gli effetti di lungo periodo che quegli eventi ebbero nell'immaginario, nelle concezioni, nelle istituzioni, nelle norme, nelle condotte degli appartenenti alle civiltà allora messe per la prima volta in contatto, sulle sponde dei due oceani (Atlantico e Pacifico).
Mediante l'approccio integrato di discipline come l'antropologia, la storia moderna e contemporanea, la storia della medicina, delle religioni e della letteratura, il gruppo multidisciplinare si prefigge di gettare una luce nuova su aspetti quali i criteri esplicativi di mali incogniti, il significato morale loro attribuito e le pratiche apotropaiche e cultuali messe in campo per fronteggiarli, i criteri di identificazione e le forme della cittadinanza, le regole di inclusione ed esclusione, le forme di cura e l'accesso alle risorse terapeutiche, la diseguale sacrificabilità delle diverse componenti di una popolazione che comprendeva appartenenti a ceppi somatici molto eterogenei e fino allora vissuti separatamente. Tutte problematiche allora affrontate per la prima volta su scala globale e che la pandemia da Covid-19 ha oggi fatto riemergere, sollecitando un riesame critico sia dei documenti dei secoli passati e degli studi ad essi relativi, che dei fenomeni attualmente in atto.