Il progetto intende analizzare il sempre crescente pregiudizio da parte di alcune fasce di popolazione nei confronti di alcuni settori della medicina ufficiale, con ricadute sulliimmagine stessa del medico, percepito come portavoce di false verità e responsabile di applicare pratiche pericolose e persino nocive per la salute dei pazienti.
Emergente è infatti la campagna contro i vaccini, la cui efficacia è messa in discussione e addirittura sono considerati causa di gravi patologie (tra cui l'autismo). Anche le terapie oncologiche sono viste con sospetto per i loro pesanti effetti collaterali, spingendo al ricorso esclusivo o aggiuntivo a terapie alternative di nessun'efficacia. Diffidenza suscitano inoltre farmaci convenzionali di largo impiego come gli antibiotici, virali o i semplici analgesici, criticati all'interno di una propaganda a favore di terapie più naturali.
Al tempo stesso si vogliono esplorare ulteriori aspetti del pregiudizio verso i medici, basati sull'etnia, sull'età, sull'appartenenza di genere, o per specifiche qualità individuali. Parte del progetto sarà inoltre dedicata all'analisi delle eventuali difficoltà dei pazienti migranti nell'approccio agli standard medici occidentali, che possono generare diffidenza nei confronti di medici ed operatori sanitari. In questo caso, la relazione medico-paziente risente di differenze culturali e meta-linguistiche che possono creare un pregiudizio e compromettere il rapporto di fiducia necessario per l'iter terapeutico.
Si prenderanno in tal proposito a modello alcune esperienze internazionali, per analizzare i recenti episodi di razzismo nei confronti di medici di altre etnie, come denunciato da alcuni quotidiani inglesi e dal British Medical Journal, tra allarme per la recrudescente xenofobia e diritto del paziente alla scelta del curante. Si vogliono analizzare anche eventuali discriminazioni nei confronti dei medici per appartenenza di genere, età e immagine.