I soggetti con cirrosi epatica HCV correlata sono a rischio di sviluppare un epatocarcinoma (HCC) con un incidenza annua pari al 3-5%. Recentemente la terapia dell'infezione da HCV è cambiata radicalmente. L'introduzione di farmaci ad azione antivirale diretta (DAA) ha permesso di ottenere una risposta virologica sostenuta (SVR) in oltre il 90% dei soggetti trattati con un ottimo profilo di tollerabilità anche nel paziente con epatopatia avanzata. Nonostante il conseguimento della SVR, il paziente cirrotico trattato con DAA è un soggetto a rischio di sviluppare un HCC, con un incidenza molto variabile a seconda degli studi considerati. Nel soggetto con cirrosi epatica non esistono attualmente marcatori biologici sensibili e specifici per la diagnosi precoce di HCC. L'esame strumentale utilizzato per lo screening dell'HCC è l'ecografia epatica effettuata ogni sei mesi. L'ecografia, oltre ad essere un esame operatore-dipendente, è un esame di difficile esecuzione dal momento che i noduli di rigenerazione possono mimare neoplasie epatiche nel fegato cirrotico. Esiste pertanto una necessità urgente di identificare marcatori tumorali più accurati e affidabili per una diagnosi precoce di HCC. L'analisi metabolomica ha la potenzialità di identificare nuovi marcatori non invasivi di patologia mediante l'analisi di tutti i metaboliti contenuti in un determinato campione biologico. Il fegato è l'organo centrale dei processi metabolici nell'uomo, dal momento che la maggior parte delle sostanze assorbite dall'intestino passano attraverso quest'organo. Il fegato è pertanto capace di regolare l'espressione dei livelli di numerosi metaboliti, rendendo l'analisi metabolomica un approccio particolarmente interessante ed appropriato per lo studio della patologie epatiche, quali la cirrosi e l'HCC. L'obiettivo del nostro studio è pertanto di definire un profilo metabolomico urinario in grado di predire il rischio di sviluppare un HCC in soggetti cirrotici trattati con DAA.