La l. 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita costituisce inequivocabilmente, per il giurista, un importante caso di studio dei molteplici piani e profili che la presente ricerca mira ad affrontare e sistematizzare. Infatti, l'insieme degli interventi sulla legge in questione ha reso quest'ultima un unicum rispetto ai possibili rimedi attivabili quando il legislatore "sbaglia", da un punto di vista costituzionale, l'intero impianto di una disciplina, con significative ricadute sulle forme di tutela spettanti ai suoi destinatari. Com'è noto, la forte contrapposizione ideologica sulle scelte fatte dal legislatore nel 2004 ha condotto, già ad un anno dalla legge, allo svolgimento di quattro referendum abrogativi, senza successo (in ragione del mancato raggiungimento del quorum costitutivo o strutturale), e al successivo spostamento del dibattito nelle aule giudiziarie, prima dei giudici ordinari e amministrativi e poi della Corte costituzionale e della Corte europea dei diritti dell'uomo.
La ricerca intende pertanto soffermarsi sui percorsi attraverso i quali è stata concretamente fornita tutela ai soggetti che si ritenevano lesi dalla l. 40/2004, attraverso l'innesto di meccanismi, anche procedimentali, complessi e articolati, i quali hanno finito per mettere alla prova la tutela pluriordinamentale dei diritti fondamentali e segnare nuovi percorsi di sostituzione del giudice costituzionale al legislatore e del giudice convenzionale al giudice costituzionale. In particolare, sarà oggetto di studio, all'interno di una più generale considerazione del tema della procreazione medicalmente assistita, la questione della maternità surrogata, che chiama in causa numerosi e delicati profili nelle relazioni fra ordinamenti giuridici, nel rapporto tra legislatore e giudice nel processo di attuazione e applicazione del testo costituzionale e, infine, nel contemperamento di interessi diversi, pubblici e privati.