Tracciare la comprensione. Il cloze test come strumento per indagare la comprensione linguistica in parlanti non nativi di lingua italiana e inglese: una ricerca condotta con Eye-Tracker.
Quella dell'eye-tracking è una tecnica che permette di registrare e analizzare, qualitativamente e quantitativamente, i movimenti oculari durante la lettura di un testo.
In campo psicolinguistico le ricerche che sfruttano questo strumento, si sono per lo più concentrate sull'aspetto psico-motorio dell'esplorazione del testo, senza riconoscere, né descrivere linguisticamente, gli stimoli proposti e soprattutto senza provare a creare un nesso tra input presentato e comprensione del messaggio.
Questa ricerca si pone invece l'obiettivo di indagare i movimenti oculari nell'atto di risolvere attività di comprensione del tipo cloze: enunciati o brani a cui sono state omesse parti di testo.
La ricerca coinvolgerà un ampio gruppo di partecipanti con diversi livelli di conoscenza della lingua italiana e inglese (da principiante a fluente secondo i livelli del Quadro Europeo) e includerà anche il gruppo di controllo composto da parlanti madrelingua.
Ai soggetti italofoni saranno proposti cloze in lingua italiana e inglese. Ai soggetti non italofoni saranno proposti cloze in lingua italiana e inglese.
I dati che ci restituirà la macchina verranno analizzati statisticamente sulla base di tre variabili: le etichettature linguistiche delle parti di testo eliminate, la correttezza nella risoluzione del cloze e la competenza linguistica dell'apprendente. Questi risultati ci permetteranno di individuare i pattern di lettura nei casi in cui i partecipanti risolvano correttamente il cloze, non lo risolvano oppure lo compilino con una parola errata.
Tali risultati saranno utili a comprendere quali strutture linguistiche siano da considerare più complesse per gli apprendenti e a creare cloze test più coerenti con il livello linguistico di riferimento. I risultati saranno rilevanti anche dal punto di vista epistemologico per verificare un postulato adottato dalla comunità scientifica ma mai veramente verificato, ossia il rapporto tra lunghezza della fissazione e comprensione.