Mettendo a frutto gli esiti di un'indagine etnografica incentrata sulle fasce giovanili della società tunisina (cfr. progetto di ricerca di Ateneo finanziato nel 2016), la ricerca si propone di indagare i significati impliciti ascrivibili alla dimensione religiosa e in particolare alla capacità di attrazione che l'islam ha saputo esercitare nella popolazione giovanile e in quella femminile tunisina, nel corso della complessa transizione post-rivoluzionaria. Donne e giovani, infatti, costituiscono due categorie tradizionalmente escluse dal monopolio esegetico e dall'esercizio dell'autorità in ambito religioso musulmano.
Le strategie di affiliazione al modello islamico andranno intese anzitutto come percorsi di incorporazione di uno statuto identitario, quindi come strumento fondante di una solidarietà intergenerazionale e/o di genere.
Osservatorio preferenziale sarà il contesto tunisino, con attenzione specifica alla macroarea urbana della Grand Tunis. Si privilegeranno forme devozionali e pratiche di affiliazione confraternale che contemplano una adesione numerosa da parte di donne e giovani, soprattutto all'interno di fasce sociali marginali. Tali soggetti verranno osservati, ove possibile, anche in alcuni contesti di migrazione verso la sponda nord del Mediterraneo. Il fatto sociale religioso, infatti, è costitutivamente trans-nazionale, come testimoniano la circolazione, gli scambi - ora pacifici, ora conflittuali - e i sincretismi cui sono andati incontro in particolar modo i flussi culturali connessi alle tre religioni del Libro in area mediterranea. L'obiettivo è mettere in risalto la pregnanza dell'elemento religioso nella "fabbricazione" di campi sociali che travalicano i confini dei singoli Stati nazionali e che vedono coinvolta una vasta ed eterogenea schiera di uomini (e donne) religiosi, credenti comuni, associazioni a finalità religiosa, confraternite sufi, gruppi che intendono ripristinare una Umma islamica globale.