Nuove strategie nel trattamento della artrite reattiva da Chlamydia trachomatis: lattoferrina ed interferoni di tipo 1 e 2 in cellule sinoviali primarie umane
Componente | Categoria |
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Simone Filardo | Dottorando/Assegnista/Specializzando componente non strutturato del gruppo di ricerca |
L'artrite reattiva è una malattia infiammatoria cronica delle articolazioni che può interessare circa il 15 % della popolazione di età compresa tra i 20 e i 40 anni; questa patologia è stata correlata alla Chlamydia trachomatis, per la prima volta, nei pazienti con la sindrome di Reiter, infezione genitale associata ad artrite, congiuntivite, uveite ed eruzioni cutanee.
C. trachomatis, principale causa di infezione batterica sessualmente trasmessa nei paesi industrializzati, è responsabile di cervicite e salpingite nella donna ed uretrite nell'uomo, e può dar luogo a complicanze croniche, tra cui la sindrome di Reiter. Si stima che circa il 4-8 % dei pazienti con una infezione genitale da C. trachomatis sviluppa artrite reattiva, generalmente 1-6 settimane dopo l'infezione acuta.
Il trattamento dell'artrite reattiva, basato su antibiotici e farmaci anti-infiammatori non steroidei, nel 30% dei casi non risulta efficace e, di conseguenza, si ricorre ad un trattamento a base di cortisone con i ben noti effetti collaterali.
Pertanto risulta fondamentale individuare molecole naturali efficaci nel trattamento dell'artrite reattiva indotta da C. trachomatis che presentino attività anti-clamidiale e al tempo stesso anti-infiammatoria.
L'obiettivo della nostra ricerca sarà quello di valutare l'attività anti-batterica della lattoferrina e degli interferoni alpha, beta e gamma nei confronti di C. trachomatis, in cellule sinoviali primarie umane, al fine di individuare un nuovo approccio terapeutico.