Lo spazio urbano che chiamiamo "Roma Termini" è un luogo complesso, che non può ridursi alla sola presenza della maggiore stazione della Capitale. Al contrario, ivi collidono numerosi sistemi facenti capo a differenti tempi storici e ad usi molto diversi della città: il fabbricato viaggiatori progettato da Calini e Montuori nel II dopoguerra si affaccia sulle imponenti masse delle Terme di Diocleziano e delle mura serviane; la quota della metropolitana coincide con la quota cui si trovano i resti non ancora scavati del complesso termale; la struttura regolare dei blocchi umbertini si sovrappone, realizzando interessanti snodi spaziali, alle giaciture impresse dal passato imperiale della città; infine, le presenze del Museo Nazionale Romano e di altre importanti istituzioni culturali, unitamente alla densa stratificazione infrastrutturale, rendono l'area di Termini un nodo urbano dal potenziale unico, ma non valorizzato.
Allo stato attuale piazza dei Cinquecento è occupata da un esteso stazionamento delle linee degli autobus, da un parcheggio, dal transito dei taxi e da sporadiche emergenze che segnalano le discese alle linee metropolitane. Per chi esce dal fronte della stazione la piazza, lungi dal rappresentare simbolicamente la "porta" della città di Roma, appare come uno spazio disomogeneo, in cui non è immediato orientarsi e nel quale non è facile cogliere la presenza, pur imponente, dell'archeologia.
Molti progetti si sono susseguiti nel tempo, mentre attualmente è in corso di studio la possibilità di proporre un bando per il ridisegno del solo piano di superficie della piazza. A partire dagli scenari prospettati da Grandi Stazioni e dal Comune di Roma, la ricerca proporrà alcuni modelli trasformativi per il nodo di Termini con l'obiettivo generale di studiare la messa a sistema dell'infrastruttura, del patrimonio storico e del patrimonio monumentale urbano. In questo senso, la ricerca può produrre un impatto che supera i limiti del caso-studio in oggetto.