Dopo secoli di damnatio memoriae che ha tenuto in ombra personalità artistiche di elevata statura sotto la dispregiativa etichetta di "pittori bamboccianti" solo in tempi recenti si è giunti a un'adeguata attenzione critica di un fenomeno pittorico che nel Seicento ebbe grande rilevanza artistica ed economica. Prediligendo la raffigurazione dei "peggiori ovvero fantocci intenti a spulciarsi, chiedere l'elemosina, gozzovigliare e giocare a dadi" (Bellori), la pittura bambocciante divenne bersaglio di fiere condanne a partire dalla metà del Seicento, quando artisti come S. Rosa e A. Sacchi e teorici dell'Accademia si schierarono in aperto contrasto con la nuova tendenza. Integrando le scene di vita quotidiana - aventi per protagonisti gli strati più umili della società - con il paesaggio e la veduta urbana e suburbana, la pittura bambocciante si è affermata nelle principali collezioni romane, sovvertendo di fatto la tradizionale gerarchia dei generi. Nonostante i diffusi interventi critici che hanno tentato di inquadrare il fenomeno dei bamboccianti manca ad oggi una ricerca unitaria in grado di superare la frammentarietà dei contributi dedicati a singoli dipinti o personalità. La presente ricerca intende procedere a una revisione critica sulla pittura bambocciante esaminando, anche con il metodo storico quantitativo, le fonti dirette, la produzione teatrale e letteraria per una puntuale individuazione dei soggetti, della loro funzione estetica e sociale, dei luoghi rappresentati. Basandoci sugli inventari romani, solo in parte consultabili nel database del Getty Research Institute, la ricerca si propone di creare il primo catalogo unico della pittura bambocciante esplorando le esposizioni e i depositi delle principali collezioni pubbliche e private. Si prevede la creazione di una banca data online con le schede di ogni singola opera, al fine di giungere alla creazione di un evento espositivo per la città di Roma, estendibile ad altre capitali europee e mondiali.