Il progetto analizzerà le guerre d'Italia su scala europea, come momento di un conflitto più ampio, in cui le cause endogene della frammentarietà e fragilità degli Stati italiani si intrecciarono con alcune grandi questioni apertesi sullo scenario internazionale e nello scacchiere mediterraneo in una crescente interdipendenza fra equilibrio italiano ed europeo: l'espansionismo francese, la supremazia iberica nel Mediterraneo occidentale, il protagonismo ottomano nello spazio mediterraneo e in Europa orientale.
Privilegiando tre versanti di analisi - diplomatico, militare, culturale - la nostra prospettiva è quella di rileggere questa fase storica non tanto alla luce dell' "Italia spagnola", per come si definì alla fine delle guerre, ma partendo da eventi, problematiche, singoli aspetti che possano delineare linee di continuità - e non di rottura - con l'Italia del secondo Quattrocento.
Attraverso alcuni casi di studio, evidenzieremo come l'Italia abbia rappresentato tra XV e XVI secolo un laboratorio europeo di pensiero e di pratiche in diversi ambiti: politico, perché anticipò i rapporti di forza tra potenze che di lì a poco si sarebbero imposti in Europa; diplomatico, in quanto divenne il luogo del rafforzamento della mediazione come metodo di soluzione dei conflitti e della sperimentazione di agenti e strumenti nuovi della comunicazione e della propaganda; militare, perché le guerre d'Italia non furono solo l'inizio di una "rivoluzione militare" sul piano della tecnologia e delle strategie belliche, ma posero la guerra al centro della riflessione politica per quei pensatori che, a partire da Niccolò Machiavelli, misero in relazione il tema della guerra con l'elaborazione del concetto di "ragion di Stato"; infine, culturale, poiché determinarono una produzione sia storiografica sia poetica originale che ebbe una diffusione straordinaria in Europa e incise a lungo sulla pratica di riscrittura del passato e sui codici autorappresentativi della società italiana.