Dalla casa al paesaggio. Edilizia residenziale pubblica e mutamenti del'abitare a Roma

06 Curatela
Mattogno Claudia, Romano Rita

Il volume osserva, descrive e interpreta un quadrante dell’area urbana nordest, posto a cerniera tra l’estensione del territorio e la compattezza delle aree consolidate. L’intenzione di andare a scoprire le pieghe che si celano tra l’ampiezza del paesaggio e la rugosità dei quartieri più esterni ha orientato il nostro sguardo, volto a fare emergere quelle porosità che rendono ricco il sistema ambientale romano. Abbiamo delimitato l’area di studio attraverso il tracciato di due antiche vie consolari, la Salaria e la Casilina, inquadrando una porzione di territorio comunale ai margini del Grande Raccordo Anulare, densa di quartieri di edilizia pubblica costruiti nella seconda metà del secolo scorso ma innervata da ampi spazi aperti non distanti dal corso dell’Aniene. La consistenza di questi materiali urbani ha accolto i nostri ripetuti sopralluoghi di cui sono stati complici gli studenti di urbanistica, dapprima diffidenti nei confronti di spazi percepiti come sfuggenti, poi quasi sorpresi nello scoprire stridenti convivenze tra spazi di domesticazione e di inselvatichimento.
Attraversare, misurare, ri-conoscere, confrontare, sono state altrettante azioni per superare frammentazioni, per intessere un dialogo con i luoghi e le persone che ci sono venute incontro, singoli abitanti o più spesso associazioni. Ben più di un’analisi cartografica, le passeggiate esplorative ci hanno fatto immergere nello spessore della geografia e delle storie. Abbiamo tenuto presente l’insegnamento di Patrick Geddes che invitava a percorrere la città per diventare consapevoli del fluire del tempo, con un’oscillazione continua tra lo sguardo dall’esterno che prende atto dei contesti e lo sguardo più complice in grado di ascoltare e interloquire con la molteplicità dei soggetti.
La pratica del camminare si è rivelata indispensabile alla conoscenza del territorio. Il passo lento ha fatto affiorare le dissonati configurazioni che può assumere lo spazio fisico, aiuta a ritrovare le tracce dei segni accumulati nel tempo e a metterli in relazione con il presente. Quel presente che George Perec descrive con minuziosa creatività nell’esperienza dell’infraordinario quando si riferisce all’osservazione di tutte quelle piccole cose che di solito passano inosservate ma che danno forma al nostro quotidiano .
La struttura del testo cerca di assecondare questa tattica di avvicinamento. Ogni capitolo corrisponde ad un’azione sempre proiettata in una consapevole progettualità dell’esistente, tesa a riscoprire il valore dello spazio aperto e a presidiarne la struttura fondativa. Il primo capitolo documenta la consistenza e le forme della città pubblica, restituendo attraverso il disegno cartografico una visione di insieme, esito di ricerche condotte negli anni . Il secondo capitolo racconta le storie dei luoghi per restituire lo spessore delle stratificazioni che abbiamo attraversato e le pratiche messe in atto per approfondire tale conoscenza. Il terzo capitolo descrive i quartieri oggetto dei nostri sopralluoghi mente il quarto interpreta i caratteri specifici dei contesti. L’ultimo, infine, immagina nuove trasformazioni, avvalendosi anche di sperimentazioni progettuali condotte con il supporto didattico degli insegnamenti di Urbanistica all’interno del corso di laura in Ingegneria Edile-Architettura.
È un volume composto da molte voci perché complesso e fecondo è il mondo che abitiamo.

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